Come i progetti di sviluppo creati dalla Banca Mondiale hanno causato alluvioni e disastri in Sri Lanka

Nel corso della recente alluvione di Parigi, l’area circostante la tour Eiffel è stata allagata dalle acque della Senna a causa della modifica del territorio. Ovunque nel mondo questi fenomeni stanno diventando abituali a causa di piani di sviluppo urbanistici che non tengono conto della natura e dell’ambiente.
Ciò che andremo ad illustrare riguarda lo Sri Lanka e come il piano di sviluppo abbia causato la recente alluvione.

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Secondo fonti governative, le recenti alluvioni e frane che hanno colpito lo Sri Lanka hanno causato ingenti danni al Paese. Si contano circa 200.000 sfollati, molte vittime e altrettanti dispersi. Il governo cerca di imputare questo disastro ai “cambiamenti climatici”. Secondo me il cambiamento climatico viene invocato alla stregua di un dio che non ha alcuna responsabilità né interesse al benessere degli uomini e della natura.
Ciò che è successo in Sri Lanka non è una tragica fatalità. Ne parliamo dal 2010 e attendavamo che accadesse. Avevamo previsto uno scenario simile e lo avevamo descritto e denunciato in relazioni che erano state trasmesse al Presidente della Repubblica, al ministro dell’Ambiente e a tutti gli Organi e Istituzioni interessati. Attraverso relazioni e campagne di sensibilizzazione, avevamo chiesto più volte di fermare la distruzione delle aree interessate all’ampliamento del progetto governativo ( che verrà illustrato in questo articolo N.d.t) ma siamo rimasti inascoltati e il governo non ha mai avuto a cuore il benessere e la felicità dei propri cittadini. Il sistema capitalistico del resto tende ad aumentare i profitti a scapito della qualità della vita dei suoi membri. In questo articolo verranno tracciate le ragioni delle recenti alluvioni, frane e altri disastri ambientali che hanno colpito lo Sri Lanka.
Il governo sta portando avanti progetti di sviluppo assolutamente insostenibili dal punto di vista dell’impatto ambientale. E’ stato varato infatti il cosiddetto “National Physical Plan”, che prevede per il periodo 2011-2030 lo sviluppo indiscriminato della nazione, seguendo i percorsi facilitati aperti dalla globalizzazione. E’ importante analizzare questo Piano e le sue ricadute sul Paese, dal punto di vista politico, socio economico e ambientale. Il Piano prevede infatti di rendere lo Sri Lanka un importante snodo nel trasporto aereo e navale,di implementarne l’attività industriale e commerciale ma non certo di proteggere lo straordinario ambiente naturale o favorire uno sviluppo agricolo sostenibile.
Il 4 luglio del 2005 il governo dello Sri Lanka ha siglato un accordo con 36 Stati inclusi India e Cina per la costruzione di una fitta rete autostradale, che consenta collegamenti veloci tra le diverse città del Paese e , attraverso l’India del Sud, alla rete di autostrade asiatiche, per un totale di 11697 km di rete autostradale, che verranno costruite prelevando sabbia e terra dalle aree circostanti, senza nessuna considerazione per l’impatto ambientale, come già accaduto nella costruzione del tratto autostradale da Kottawa a Pinnadura. E’ in progettazione anche l’ampliamento della rete ferroviaria, che collegherà l’Isola all’India mediante l’Adam’s Bridge da Mannar a Danuskody.
Nell’ottica di incrementare lo sviluppo turistico, inoltre, numerosi hotel e resort verranno costruiti lungo la costa e nelle aree di maggiore attrazione turistica.
Nazioni come Cina, India e Usa inoltre hanno interesse a sviluppare lo Sri Lanka come importante centro di trasporto aereo, sia ampliando gli aeroporti esistenti, che costruendone di nuovi, fino ad arrivare 2030 all’esorbitante cifra di 19 aeroporti sparsi per il Paese.
Il piano di sviluppo prevede anche l’incremento dell’industria agro alimentare, implementando le coltivazioni estensive da esportazione in particolare di canna da zucchero, legname, arachidi e altri vegetali, favorendo gli investimenti e lo sfruttamento del territorio da parte di società estere.
Verrà ampliata anche l’attività di estrazione mineraria nelle aree costiere, la produzione di energia idroelettrica, nucleare e a carbone e la pesca, con la costruzione e sviluppo di 40 nuovi porti e l’incremento del numero dei pescherecci in uso fino a 40000
Questo mastodontico piano di sviluppo comporterà notevoli ripercussioni sul delicato eco sistema dell’Isola e i primi effetti cominciano già da ora a manifestarsi.
Per esempio, come risultato della costruzione dell’autostrada Colombo-Matara, la foresta di Sinharia, dichiarata Patrimonio dell’Umanità, verrà frammentata e si calcola che ben 39 foreste verranno distrutte. Le foreste costituiscono un’efficace barriera naturale all’erosione del suolo e le radici degli alberi prevengono frane e smottamenti.
Nel 2030, a completamento del piano di sviluppo, si prevede una riduzione della superficie delle foreste del 10-13%.
Solo nel 2011, 6500 acri di foresta (circa 2631 ettari) sono stati ceduti alla Dole Multinational Company e alla CIC Company e trasformati in piantagioni di banane. Se questo trend dovesse proseguire, si calcola che nel 2030 la percentuale di territorio ricoperta da foreste scenderà al 10%.
Attualmente, su una superficie complessiva di 65525 Kmq, l’83,5% e già utilizzato per gli insediamenti umani e per le piantagioni,prevalentemente te, palma da cocco e gomma e le foreste ricoprono solo il 16, 55% del territorio.
Come risultato della deforestazione, oggi lo Sri Lanka è al quarto posto nella classifica dei Paesi che maggiormente distruggono le foreste primarie e seguendo questo tipo di piano di sviluppo economico, è destinato a raggiungere la prima posizione nell’arco di qualche anno, con conseguente distruzione della straordinaria bio diversità ed esponendo numerose specie autoctone di flora e fauna a serio rischio di estinzione. Già attualmente lo Sri Lanka è considerato una delle 24 regioni geografiche al mondo con una significativa riserva di biodiversità a rischio a causa dell’attività dell’uomo.
Proseguendo l’opera di massiccia deforestazione inoltre si ridurranno le riserve d’acqua, i fiumi ne risentiranno e si calcola che circa 103 fiumi si prosciugheranno.
Si osserva inoltre come le sponde e gli argini dei fiumi vengano progressivamente cementificati, con la costruzione di edifici e strade o modificandone il corso e bloccando i canali per la costruzione di piccole centrali idroelettriche. Tali pratiche favoriscono l’accumulo eccessivo di sedimenti, che impedisce il naturale fluire delle acque fluviali nel letto naturale del fiume con conseguente aumento del rischio di frane e alluvioni.
Nel processo di costruzione di strade, città, aeroporti e resort turistici inoltre un elevato numero di laghi artificiali sono destinati a scomparire, compromettendo il delicato sistema idrico dell’Isola e favorendo nel futuro inondazioni e frane.
Anche lo sviluppo urbano all’interno delle golene, cioè nella porzione di terreno compresa tra la riva di un corso d’acqua e il suo argine, comporta come intuibile l’aumento esponenziale di alluvioni e altri disastri naturali, come già accaduto con la costruzione dell’autostrada nelle aree del fiume Kelani.
Il Mahaweli Development Plan , sviluppato negli anni Settanta, già aveva anticipato il processo di urbanizzazione selvaggia in atto con l’attuale Piano di sviluppo, portando disastri ecologici, incremento di alluvioni e frane, sviluppo agricolo indiscriminato a scapito della biodiversità e portando all’impoverimento della classe contadina. Il Paese sta ancora oggi pagando i debiti con le agenzie internazionali che finanziarono questo Piano di sviluppo.
Attualmente possediamo un numero sufficiente di leggi a favore della tutela ambientale per proteggere la natura e prevenire i disastri, ma vengono scarsamente applicate sotto l’influenza del potere politico e degli interessi economici.
I fondi per il distruttivo nuovo Piano di Sviluppo derivano da agenzie internazionali quali la World Bank e la Asian Development Bank. John Parkins nel suo libro “ Confessioni di un sicario dell’economia. La costruzione dell’impero americano nel racconto di un insider“ racconta come gli Stati Uniti d’America credano nello sviluppo selvaggio dei Paesi ottenuto mediante i loro interventi e quando costatano che questi progetti falliscono ad uno ad uno , compiono ogni sforzo per mantenere la propria economia forte , tartassando gli altri Paesi con alti tassi di interesse sui prestiti e controllando il sistema politico locale in modo che non si ribelli a questo tipo di sviluppo, e osando chiamare questo “programmi di sviluppo”.
Secondo la visione di Parkins, le nazioni capitalistiche instillano nella mente dei leader dei Paesi in via di sviluppo la speranza di un immaginario modello di rapidissimo sviluppo economico, destinato comunque a fallire. Gli uomini come Perkins hanno il compito d convincere i leader dei Paesi in via di sviluppo sull’efficacia delle proprie strategie e a convincerli ad ottenere prestiti che li portano inevitabilmente a cadere nella trappola del debito .Le nazioni capitalistiche traggono enormi profitti dagli interessi sui prestiti concessi e dallo sfruttamento delle risorse naturali . Tendono anche ad influenzare massicciamente il potere politico locale, favorendo leader “amici” e tentando di rimuovere chi si oppone a questo scellerato sistema.
La politica di sviluppo adottata dal “National Physical Plan” è esattamente questa e non tiene minimamente conto della sostenibilità ambientale e dei disastri conseguenti allo sviluppo scellerato.
Per tutte queste ragioni il governo attuale sta accelerando la distruzione ambientale della Nazione e la recente alluvione e le frane dell’ultimo periodo non sono frutto di una tragica fatalità .Se si continuerà con questo scellerato piano di sviluppo tali fenomeni si ripeteranno.
Gli appartamenti lussuosi, le autostrade, le megalopoli e i supermercati non sono indicatori economici di una Nazione. La felicità di ogni cittadino dovrebbe essere di importanza vitale per una società. Lo sviluppo indiscriminato non tiene conto delle priorità della maggioranza della popolazione.
E’ necessario comprendere che quanto è accaduto non c’entra nulla con la fatalità o con “l’intervento di Dio”, perché nessun dio scenderà a proteggere noi stessi o la Natura, ma è necessario imparare ad essere consapevoli e a combattere contro questo tipo di sviluppo indiscriminato.

Written by Raveendra Kariyawasam (PhD reading in Ecology management)
Center for Environment and nature Studies (CENS) ,Sri Lanka
Translated by –Dott: Irene Giacometti

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